Oltre la reticenza: pannolini lavabili a noi!

Ricconi dopo una lunga assenza causa malattia Nana, malattia mia presa dalla Nana, lavoro, malattia Nana, malattia Nana (arriverà pure anche maggio!!!).

Oggi sono qui per confessare l’inconfessabile: nonostante avessi detto che io pannolini lavabili MAI, sono caduta della trappola e li ho provati!
Ma come ci sono arrivata? Mi piacerebbe dire che è per scopi nobili, come per spirito ecologista e per salvare l’ambiente, ma la realtà è stata che volevo salvare più il portafoglio. Come già detto, con la Nana facciamo EC già da tempo e, da risultati inizialmente scarsini, adesso siamo arrivati a beccare praticamente tutte le pupù (tranne quando siamo in giro e non ci sono bagni nelle vicinanze) e qualche pipì. Ciò significava sprecare una quantità enorme di pannolini usa e getta praticamente puliti. In più, per migliorare l’EC bisognava che lei sentisse il bagnato, cosa che con i normali pannolini non accade, mentre con i pannolini lavabili questa sensazione c’è (e la differenza nell’EC è stata apprezzabile, ora becchiamo decisamente più pipì).

Comunque non sto a dilungarmi troppo su questo, ma vi volevo rendere partecipi del mondo che mi si è aperto da quando mi sono approcciata a questa novità.
Intanto partiamo con il capire i diversi modelli, poi cercherò di fare un altro articolo con le domande più ricorrenti e le risposte ufficiali con revisione critica di una che non era proprio propensa all’utilizzo degli stessi.

Intanto partiamo dicendo da cosa sono composti: un pannolino lavabile (PL) è composto da
-una parte esterna impermeabile, che può essere cucita nel pannolino stesso o essere una mutandina a parte da applicare sopra, e che sostanzialmente impedisce al bagnato di uscire. Può essere in PUL (poliuretano laminato), lana o pile;
-una parte interna assorbente, ossia il vero e proprio pannolino, può essere fatto di cotone, bambù, canapa, microfibra o di tessuti misti. Può essere “rafforzata” inserendo degli inserti per aumentarne l’assorbenza;
-veli raccoglipupù, che consentono di trattenere il “grosso” delle feci lontano dal pannolino, possono essere biodegradabile (in cotone, usa e getta) o lavabili. Non sono obbligatori, ma personalmente li consiglio vivamente.

Quanti modelli ci sono? MILLEMILA TIPI!!! Ma sono raggruppabili in alcune categorie “standard”:

  • AIO-All in One, o tutto in uno: sono i più simili agli usa e getta, hanno la mutandina impermeabile cucito con un inserto assorbente in cotone, bambù o canapa.
    Sono sicuramente i più pratici per chi è meno esperto, perché, come gli usa e getta, si mettono e, una volta da cambiare, si toglie il vecchio e si mette il nuovo e, senza stare troppo a impazzire, si lava e è già bello che pronto da riutilizzare. Lo svantaggio più evidente, a parer mio, è che i tempi di asciugatura sono più lunghi.
    aio
  • AI2-All in Two: sono un sistema composto da due pezzi (lo stato impermeabile e quello assorbente), ma che comunque si uniscono per essere indossato. In pratica la parte assorbente si “aggancia” alla cover impermeabile e, quando lo si va a indossare, diventa molto simile ad un usa e getta. Se la parte impermeabile al momento del cambio non è sporca si può procede anche sostituendo solo la parte assorbente riutilizzando la cover più volte. Asciugano più velocemente degli AIO, ma sicuramente richiedono un po’ più di pratica i primi tempi, soprattutto se si vuole riutilizzare la stessa cover e si ha una biscia di figlio che al cambio cerca di divincolarsi (come nel mio caso)
    pannolini-lavabili-ai2
  • Pocket: sono composti da una parte esterna impermeabile, al cui interno è cucita una “tasca” in pile dentro la quale è possibile aggiungere gli inserti in quantità e qualità variabile, di modo da poter meglio “gestire” l’assorbenza. Sono molto pratici una volta assemblati perché diventano come gli usa e getta, di negativo hanno che ogni volta che vanno lavati vanno “smontati” e “rimontati”.
    how_to_use_pocket_diaper
  • Sistema a due pezzi: seppur il nome possa richiamare il AI2, in realtà non c’entra nulla con questo. E’ composto da una parte assorbente che va indossata prima e sopra la quale va poi indossata la mutandina impermeabile, detta cover, che può essere in PUL, pile o lana.
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    La parte assorbente può essere costituita:
    -dai muslin, un telo di garza di cotone, molto buono per fasciare il neonato nelle prime settimane perchè ha una buona assorbenza, una buona vestibilità sui bambini piccoli, e soprattutto perchè è molto veloce ad asciugare (e chi già ha avuto bimbi sa che i primi tempi la velocità di asciugatura è FONDAMENTALE!),

    -dai prefold,  che sono rettangoli fatti di diversi strati di cotone cuciti assieme con la parte centrale più spessa ed assorbente
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    queste due tipologie di PL vengono poi piegate in vari modi a seconda delle necessità (esistono centinaia di video su YouTube) e necessitano di un “gancio” per essere fermate, ossia di un Nappi Nippa
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    -da ciripà, il pannolino delle nostre nonne per intenderci, che necessita però di essere farcito con degli inserti, e che si “autochiude” con dei laccetti che si legano in vita,
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    -da pannolini lavabili sagomati o fitted, che hanno la stessa forma di un pannolino usa e getta, solo che non ha la parte impermeabile.
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Esistono poi, dentro queste macrofamiglie, altre tipologie di pannolini lavabili, come i sistemi a culla (simili agli AI2, ma con in più una “culla” in cui alloggiare gli inserti), o i pannolini ibridi (che hanno la possibilità di utilizzare inserti usa e getta), ma risponderò alle vostre curiosità a riguardo se me lo chiedete nei commenti, altrimenti starei qui veramente a scrivere un poema epico!

I PL possono essere poi a taglie, ossia, come i normali pannolini usa e getta, di misura variabile in base al peso, oppure possono essere a taglia unica, cioè un unico pannolino si può regolare tramite dei bottoncini applicati nella parte anteriore, che vengono chiusi o aperti a seconda delle dimensioni del nostro Nano. I primi hanno una vestibilità maggiore, i secondi sono più “sfruttabili” e hanno un risparmio nel tempo perché si possono utilizzare dalla nascita allo spannolinamento.

I PL possono chiudersi con Nappi Nippa (come già detto sopra), oppure avere chiusura a velcro, più simile agli usa e getta, ma più “deteriorabile”, o con i bottoncini, che resistono meglio all’usura, ma che richiedono più “praticità”.

Credo di aver detto tutto come descrizione dei pannolini lavabili, vi giuro che quando mi ci sono avvicinata non credevo che esistesse un mondo così vasto e variegato! Spero a breve di riuscire a fare un post con le domande più frequenti (o almeno i dubbi che avevo io) di chi si approccia ai PL.

 

Elimination communication: quasi quasi ci provo!

L’idea mi è venuta oggi, così, d’istinto: Topina, quando arriva alla fine della frutta o della pappa, inizia prima a rifiutare di mangiare, poi diventa tutta rossa e inizia a spingere per fare la cacca e, una volta finita, la cambiamo e dopo riprende le sue due o tre cucchiaiate che le sono rimaste, sempre che non abbia sporcato il mondo e l’Universo parallelo. Ormai è una costate e io e Uomo lo stiamo dando per scontato, tanto da arrivare a dire “aspetta a cambiarla che finisca di fare la cacca”.

Oggi mi sono posta una domanda: ma perché devo aspettare che finisca quando se la porto in bagno non corro il rischio che si imbratti tutta fino alle orecchie (fatela voi in un pannolino schiacciato sotto il vostro peso sperando che non strabordi) e magari non ha nemmeno quel fastidio di avercela lì?
Le reazioni sono state subito positive: “Ma dai, va la! Che cosa dici??? Ma sei impazzita all’improvviso?? Sarà da mettere nel water una bambina di 6 mesi??? Non si è mai sentito!”
Eppure quando Topina aveva 3 mesi circa al cambio prima della notte la mettevamo sul lavandino e le facevamo scorrere l’acqua finchè non faceva i suoi bisogni di modo che rimanesse pulita la notte, e a me sembra la stessa cosa!

Non mi sono persa d’animo, anche perché lunedì Uomo torna a lavorare per cui potrò mettere in pratica il mio diabolico piano in totale autonomia (mwahahaha, risata malefica) e, più che altro, senza critiche, vantandomi però la sera dei miei successi ovviamente!

Poi, quasi per caso, da un articolo di tutt’altro genere su Uppa.it (parlava dei “no” che aiutano a crescere), trovo fra i suggerimenti di articoli da leggere uno sui bambini cresciuti senza pannolini. L’ho preso come un segno!

Ho quindi scoperto che questa pratica barbara che volevo mettere in pratica ha pure un nome: Elimination communication.

E’ una pratica poco usata in Italia, basata sulla convinzione che i bambini non siano così tonti come uno crede, ma che sappiano riconoscere i loro bisogni e, così come lanciano segnali chiari e diversificati se hanno fame, sonno o male, li lanciano anche se hanno bisogno di espletare i loro bisogni fisiologici. Sia chiaro, ciò non significa che hanno il controllo sfinteriale, ma semplicemente che sanno riconoscere il loro bisogno.
Da infermiera posso dire che mi ero già accorta che Topina non era “incontinente” nel senso stretto del termine: i bambini non hanno una perdita costante né di urina, né di feci, come invece accade negli incontinenti veri e propri, ma “gettano” quando la vescica è piena (vedi le pisciatone appena messo il pannolino pulito!).

Basandosi su questi fatti la teoria dell’Elimination Communication dice (nella sua versione più “pura”) che, fin dai primi giorni del bimbo, una mamma dovrebbe imparare a riconoscere i segnali di “pipì” e “pupù” e a soddisfare i cotali bisogni nel lavandino/water/vasino lasciando così il neonato pannolino-free. Sia chiaro, questo approccio non serve per abituare il bambino al vasino prima del tempo, ma è un modo per rispondere ai suoi bisogni, aumentando, di fatto, il suo comfort (credo che un bimbo libero dal pannolino d’estate stia molto meglio di Topina pannolino-munita) e la sua igiene.

E è proprio una riflessione sulla questione “igienica” che mi ha spinto a voler provare (ovviamente non in maniera purista, per ora partiamo solo con la cacca!): pensate voi se vi facessero stare con la pipì o la pupù chiusa in un sacchetto attaccato lì. Non vi farebbe un po’ schifo? A me personalmente sì, e anche tanto.
In più questo approccio ha anche il vantaggio di creare una maggior empatia con il proprio bimbo, così come si viene a creare una sorta di automatismo nel soddisfare il suo bisogno di fame o sonno.

D’altronde credo che fino a 50 anni fa anche le nostre mamme/nonne, non avendo i pannolini e le lavatrici come noi, cercassero di anticipare le cacche per evitare di dover pulire un ciripà tutto sporco, così come nei paesi più poveri questa pratica è ancora usata, tanto che le donne africane o del sud-est asiatico, a vedere che noi “impacchettiamo i bisogni” dei nostri figli restano un po’ scandalizzate.

Di sicuro è un approccio che richiede tempo e pazienza, soprattutto se praticato nei primissimi mesi: mi ricordo che Topina inzaccherava il pannolone a ogni poppata, poi bisogna aggiungere le varie pipì (che insegnano arrivare ogni 20 minuti circa). Insomma, appena arrivata a casa, con un fagottino che dovevo imparare a conoscere, l’allattamento da avviare, le notti da ingranare non avrei mai avuto né il tempo, né la voglia di mettermici. Invece adesso mi sento pronta a provare quantomeno per la parte “caccosa”, senza forzarla, e, se vedo che non va, amen!

Secondo voi quanto sono diventata pazza????